In Comunicati, Telecomunicazioni

Registro Pubblico delle Opposizioni: è sufficiente contro il telemarketing aggressivo?

Sappiamo bene come negli ultimi tempi le chiamate promozionali abbiano letteralmente preso il sopravvento, con telefonate in orari indecenti e in molte occasioni nell’arco della stessa giornata. Lo scopo è chiaramente quello di proporre dei contratti per l’acquisto di beni e/o servizi, ma alcune volte ciò avviene anche per proporre dei sondaggi/ricerche di mercato. In questi casi, allora, quali strumenti hanno a disposizione i consumatori per tutelarsi? Uno di questi, la cui fama è molto aumentata negli ultimi anni, è certamente il Registro Pubblico delle Opposizioni o RPO, ma quali sono le sue caratteristiche? E soprattutto, è veramente efficace? 

 

Registro pubblico delle Opposizioni: funziona davvero?

Molto spesso, il cliente fornisce i propri dati e ne autorizza il trattamento senza nemmeno esserne direttamente consapevole: quando ad esempio viene sottoscritta una tessera fedeltà presso un negozio, si autorizzano senza volerlo le agenzie di telemarketing ad esso collegate al trattamento dei nostri dati, dando così loro il permesso di telefonarci. Proprio in questi casi viene in soccorso il Registro Pubblico delle Opposizioni, messo a disposizione dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che è da poco stato esteso a tutti i numeri nazionali riservati, cellulari inclusi. Chi è intestatario di un numero piò iscriversi ad esso, entrando in una lista di utenti che revocheranno automaticamente i consensi rilasciati in precedenza per finalità promozionali lasciando attiva la possibilità di essere contattati solo da aziende con cui hanno contatti continuativi o a cui hanno dato esplicito consenso all’utilizzo dei propri dati. Possono essere iscritte massimo cinque utenze, via e-mail, attraverso la pagina web del Registro o telefonicamente. Nonostante ciò, “Today” riporta che la stima equivalente di un consumatore su due continua a ricevere telefonate dai call center malgrado sia regolarmente iscritto. Questo avviene perché spesse volte i call center che chiamano non hanno sede in Italia; pertanto, non sono soggetti alle normative italiane ed “eludono” così il Registro. Chi continua a ricevere telefonate indesiderate malgrado sia iscritto al registro pubblico delle opposizioni può rimediare facendo valere i propri diritti di accesso, rettifica, integrazione, aggiornamento e cancellazione, di limitazione del trattamento, oppure di opposizione al trattamento dei dati che lo riguardano.

Esistono dei mezzi alternativi?

Per prima cosa, nel caso in cui il RPO non sortisca i risultati desiderati, è possibile rivolgersi direttamente al titolare del trattamento dei propri dati personali, oppure al responsabile del trattamento, affinché si possa capire quando sia stato fornito un consenso al marketing, e in caso affermativo, comunicare il proprio successivo declino. Infine, come soluzione più drastica, si può scrivere al Garante per la protezione dei dati personali che tratterà il più delle volte individualmente la propria segnalazione.  

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